Tutto è partito dal castello di Baia
Documenti d’archivio, foto d’epoca e lettere dei protagonisti della ricerca subacquea. Tutto è partito dal Castello di Baia, dove da maggio 2019 ad agosto 2020 si è tenuta la mostra “I Pionieri dell’Archeologia Subacquea”. Un’esposizione promossa dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, insieme al Parco Archeologico dei Campi Flegrei e all’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, con la regia di Teichos, cui è stata affidata la progettazione e la realizzazione dell’evento. Una rassegna che ha fatto da preludio a Thalassa e Terracqueo, i due grandi appuntamenti sul Mediterraneo, di scena rispettivamente al MANN di Napoli e al Palazzo Reale di Palermo. Ad ispirare i lavori la figura del compianto Sebastiano Tusa (archeologo, accademico italiano, già Soprintendente del Mare e poi assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana), cui la mostra ha dedicato un omaggio. “Ci premeva ribadire come la storia dell’archeologia subacquea fosse e sia tuttora legata ai Campi Flegrei e a Baia, dove hanno avuto inizio le prime esplorazioni – sin dal 1959 con Nino Lamboglia – in cui è stato adottato un approccio ed una metodologia innovativa e moderna”, ci spiega Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei.
Un bel pezzo dello sviluppo dell’archeologia subacquea passa da qui. Un mosaico di venticinque siti, quello del parco flegreo, che l’evento sui “pionieri” ha provveduto a rilanciare, lasciando il segno. “Ci siamo concentrati sulle grandi acquisizioni degli ultimi anni – continua il direttore Pagano – e contiamo di proseguire su questa strada investendo ancora in ricerca, restauro, conservazione e parallelamente in tecnologia applicata.

Il fine ultimo resta quello di rendere fruibile a quante più persone possibili il patrimonio dei Campi Flegrei”. Una strategia che deve fare i conti anche con il difficile momento pandemico. “Ma tutti i nostri
cantieri stanno andando avanti, sia quelli di terra che quelli in mare”, assicura il direttore del Parco. “In queste settimane abbiamo lavorato con una programmazione serrata soprattutto sui canali social per tenere
alta l’attenzione sui Campi Flegrei”, ci dice. E poi fa un riferimento alla dimensione immersiva, molto presente già nella mostra dei “Pionieri”. “La realtà virtuale è una leva importante per chi, come noi, dispone
di un parco sommerso come Baia, che è possibile visitare con immersioni vere e proprie, con snorkeling e imbarcazioni con oblò trasparente, ma anche attraverso i nuovi strumenti che la tecnologia offre.
Ci sarà un nuovo portale dedicato esclusivamente al sito sommerso”. E per l’estate, confidando in una tregua dal virus, il Parco lancerà due nuovi itinerari.
“Sono sul Portus Iulius – ci anticipa il direttore Pagano –, il grande porto costruito da Marco Vipsanio Agrippa per volere di Ottaviano. Sono in corso delle ricerche che sicuramente daranno esiti interessanti sotto il profilo della fruizione pubblica”.